Gli occhi innocenti del collezionista

19.04.2022
Il mondo è a volte così freddo, brutale, veloce, disilluso, disincantato, vorace, frettoloso; ci si muove in esso ricercando il potere, la fama, il denaro, cercando di manipolare, di prevalere, di ottenere, di conquistare; e per far ciò si firmano assegni, si comprano azioni, si spediscono lettere con francobolli, si usano i soldi, le monete e le banconote. Questi oggetti diventano così gli oggetti tipici di un mondo freddo, adulto, serioso, spento, diventano oggetti intrisi di brama, di avarizia... ma c'è qualcuno che ha ancora gli occhi puri, che ancora non ha perso l'innocenza, che ancora non è entrato nel cinico mondo dei grandi. È il collezionista; tutto il mondo corre, preso dal suo ego, non ha tempo per gli altri, per osservare; il collezionista, invece, cammina piano, raccoglie una busta, vi trova un francobollo, si stupisce per i suoi colori, per la sua dentellatura, per la sua grafica; compra qualcosa, prende le monete e le banconote e si meraviglia della loro bellezza, guarda le immagini che vi sono rappresentate e comincia a immaginare e fantasticare. Il collezionista ha ancora gli occhi innocenti, il collezionista ha ancora gli occhi di un bambino. Chiunque maneggi azioni, assegni, denaro, non si sofferma mai sulle loro illustrazioni, pensando che quelle cose sono inutili; per il collezionista è tutto il contrario, il collezionista non comprende perché tutti rincorrono il denaro, il potere, non capisce il mondo freddo degli adulti, il mondo senza fantasia, sena creatività, senza risata, e senza quel pizzico di follia; quando vede una banconota, magari una bella banconota di un paese lontano, non pensa al suo valore monetario, all'aspetto crudo della cosa, ma si perde nei suoi colori e nelle sue immagini... Per questo dico che il collezionista ha gli occhi innocenti di un bambino.

Il mondo avanza,

non ha tempo per soffermarsi, per fantasticare, per immaginare

il mondo non ha tempo per perdersi a guardare;

il mondo avanza, e non guarda;

non guarda le cose e le persone

e non si accorge

lui avanza, freddo e chiuso

e non vede che proiezioni avvizzite di sé

trasforma tutto in morte, in numero e calcolo, in possesso e tesoro.

Avanza e non guarda,

veloce, di fretta, scorre, corre,

e si infrange,

su lui che ha ancora gli occhi di un bambino

e si è fermato a sentir cantare un uccellino.
© 2019 Roberto Borotto. Tutti i diritti riservati.
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